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Amici della Montagna
Amici della Montagna
 
Archeologia e Montagna
Mesolitico
 
Sezione curata da Gaia Pignocchi di Ancona
 
L’Uomo e la montagna è un connubio antichissimo, che ha avuto inizio già nella Preistoria,
con finalità e motivazioni diverse nelle varie epoche.
 
Chi vuole vivere la montagna anche sotto il profilo storico e culturale in questa sezione può trovare alcuni spunti per ripercorrere le tappe della più antica storia dell’uomo, dalla Preistoria all’età romana, con particolare riferimento alla Valle Isarco e alle aree vicine dell’Alto Adige.
 
Itinerari, escursioni, musei, aree archeologiche e reperti significativi per guidarvi alla scoperta dei percorsi storici di queste bellissime montagne.
 
L’uomo conquista le montagne
I primi escursionisti d’alta montagna: i cacciatori mesolitici
 

 
 

 
 

Mesolitico 9.000 - 5.500 anni a.C.
 
Passo Giovo - Wasserfallersee

Passo Giovo - Wasserfallersee
 
Alla fine dell’ultima glaciazione (tardiglaciale würmiano), circa 10.000 anni fa, grazie al rapido innalzamento delle temperature, si completa il ritiro dei grandi ghiacciai alpini e si entra nell’attuale fase climatica detta Postglaciale o Olocene.

Le aree montane alpine, libere dai ghiacci e ricoperte di boschi e verdi praterie, vedono la comparsa di gruppi di cacciatori che in estate si spingono anche ad alte quote per seguire i branchi di animali, ancora alla base della loro alimentazione.

Inizia il periodo definito Mesolitico, che segna il trapasso dagli ultimi gruppi mobili di cacciatori-raccoglitori alle prime comunità stabili di agricoltori ed allevatori del Neolitico.

I rinvenimenti di siti mesolitici sull’arco alpino e lungo la valle dell’Adige e dell’Isarco raggiungono una notevole densità e si distribuiscono dalle aree di fondovalle fino a quote superiori ai 2000 m.

I cacciatori con le loro famiglie trascorrono gran parte dell’anno negli accampamenti di fondovalle per poi spostarsi in estate nei siti di alta quota (tra 1800 e 2300 m.) da dove possono più facilmente cacciare sia gli animali che vivono nei boschi (cervi e caprioli) sia quelli che popolano le praterie alpine di alta montagna (stambecchi e camosci).
 
Gli accampamenti, di natura stagionale, possono essere campi base residenziali, in prossimità di piccoli laghi alpini o in ripari sotto sporgenze rocciose, e bivacchi temporanei di caccia, posti direttamente sui valichi, da dove è migliore il controllo del territorio.

Le strutture abitative sono semplici tende con copertura di pelli sostenute da un’intelaiatura di pali.

Per cacciare si utilizzano le frecce, da scagliare con l’arco, composte di asticelle di legno con inseriti piccoli manufatti in pietra di forma prevalentemente geometrica, non più lunghi di 2,5 cm, sia a punta che a taglio (armature microlitiche).

Per altri usi legati alla macellazione e allo sfruttamento degli animali cacciati si fabbricano strumenti di dimensioni leggermente maggiori atti a raschiare, tagliare, segare, incidere.
I cacciatori mesolitici riducono la dimensione e quindi il peso dei manufatti in pietra anche per facilitarne il trasporto sulle lunghe distanze e sui dislivelli montani.

Le pietre utilizzate sono la selce, reperibile nell'area dolomitica e sudalpina, e il cristallo di rocca, proveniente dalle valli a nord della Val Pusteria, dagli affioramenti sulle Alpi Aurine.

Lungo la vallata dell’Isarco abbiamo testimonianza di estese aree di caccia ad alta quota sui percorsi montani che si snodano sia sul versante orientale (Alpi Retiche orientali e Alpi Sarentine) sia su quello orientale della valle (Alpi della Zillertal e Dolomiti di Gardena).

Particolarmente frequentate le zone di media e alta montagna nel comprensorio delle Dolomiti, tra la Valle Isarco, la Val Gardena e la Val Pusteria.

Numerosi siti mesolitici distribuiti da sud a nord (dalle Alpi di Siusi, il Passo Sella, il Passo Gardena, Rasciesa, il Passo Brogles, la Val di Funes, il Passo delle Erbe, l’Alpe di Luson, fino all’Alpe di Rodengo) delineano una serie di percorsi di montagna lungo i quali i cacciatori mesolitici si spostavano accampandosi in alcuni luoghi particolarmente favorevoli, nei campi base o in semplici bivacchi di caccia.

Uno di questi accampamenti è ubicato sull’ampia distesa di prati di Plan de Frea, a 1930 m di quota proprio sotto il Passo Gardena. Qui un gruppo di cacciatori mesolitici aveva costruito una capanna addossata alla parete di un grosso masso che fungeva da riparo. Alcune grosse pietre erano state sistemate intenzionalmente lungo il perimetro per fissare al terreno la copertura di pelli.

Dalle conche di Bressanone e di Vipiteno, che dopo il ritiro dei ghiacciai erano occupate da ampi bacini lacustri, i cacciatori mesolitici si spingevano anche ad ovest, nelle attuali Alpi Sarentine e Retiche orientali, verso il Passo Pennes (Penser Joch) e nel comprensorio del Passo Giovo, passando per il Passo di Vannes (Wannser Joch - 2247 m) e la valle omonima.

A nord della Val Pusteria si estendevano altri territori di caccia, dalla Val di Valles (Valsertal), nel comprensorio della Jochtal, fino al Passo di Vizze, aree particolarmente idonee per l’approvvigionamento della selvaggina e delle materie prime con cui fabbricavano strumenti, in particolare il cristallo di rocca.
 
Il Museo Archeologico dell'Alto Adige a Bolzano

Il Museo Archeologico dell'Alto Adige a Bolzano
© Museo Archeologico dell'Alto Adige
Musei

Museo Archeologico dell’Alto Adige
Via Museo 43, 39100 Bolzano
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Museum Ladin Ciastel de Tor
Via Tor 65, 39030 San Martino in Badia
http://www.museumladin.it/archeologia/sotciastel-it.htm
 
Si ringrazia per la cortese collaborazione il Museo Archeologico dell’Alto Adige e il dott. Umberto Tecchiati dell’Ufficio Beni Archeologici della Provincia Autonoma di Bolzano
 
 
Indirizzi di questo sito: www.altemontagne.it www.altemontagne.com www.altemontagne.net
   
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