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Età del Rame - Reperti
 
La mummia del Similaun. Un uomo dell’età del Rame sopravvissuto fino ai nostri giorni.
 
Sezione curata da Gaia Pignocchi di Ancona
 

 
 

 
 

 
   
L'ascia con la lama in rame dell'Uomo del Similaun

L'ascia con la lama in rame dell'Uomo del Similaun
Museo Archeologico dell’Alto Adige

http://www.iceman.it/it/etadelrame
La mummia del Similaun. Un uomo dell’età del Rame
sopravvissuto fino ai nostri giorni.
 

La nuova ricostruzione a grandezza naturale
di Otzi esposto alla mostra www.oetzi20.it
Una scoperta casuale, ma di eccezionale importanza archeologica ed antropologica dovuta a due escursionisti che nel settembre 1991 notarono il corpo di un uomo completamente nudo riverso in una conca ghiacciata presso il Giogo di Tisa, nella Alpi Venoste, sotto la cima Finale e del Similaun, al confine tra Italia e Austria.

Recuperato con i suoi vestiti e con gli oggetti che gli erano accanto, l’Uomo venuto dal ghiaccio (iceman) è divenuto subito una celebrità, essendo la mummia naturale più antica del mondo, e il suo corpo, perfettamente conservato, è stato sottoposto ad una serie di analisi che hanno chiarito tanti aspetti della sua vita e della sua morte.

A dieci anni dalla scoperta, nel 2001, si scopre che Ötzi non è morto per cause naturali, ma è stato ucciso da qualcuno con una freccia che si è conficcata nella spalla provocandogli un’emorragia mortale. Altre ferite più leggere e delle contusioni sono indizi di uno scontro violento avuto prima di essere colpito.

Le vesti e gli oggetti rinvenuti vicino al suo corpo, anch’essi perfettamente conservati, ci mostrano per la prima volta l’abbigliamento e l’equipaggiamento completo ed integro di un uomo dell’età del Rame che viveva e frequentava ambienti di montagna.

Perizoma, gambali e veste in pelle di capra, sporchi e sudati, berretto in pelliccia d’orso e una stuoia di fasci di erbe come parapioggia. Per camminare in montagna e sulla neve usava scarpe di rete vegetale con tomaia in pelle di cervo, suola in pelle d’orso ed imbottitura di fieno per proteggere i piedi dal freddo.

Intorno alla vita una cintura di pelle con una tasca serviva da marsupio. All’interno erano contenuti strumenti in selce, un sottile bastoncino in osso e un fungo non commestibile usato come esca per accendere il fuoco.
   
   
La mummia del Similaun

La mummia del Similaun nella cella frigorifera
al Museo Archeologico dell'Alto Adige
Per riscaldarsi quando occorreva, portava con sè le braci ancora accese che teneva all’interno di due recipienti cilindrici in corteccia di betulla isolati con foglie di acero.

Per trasportare cose più ingombranti aveva una sorta di zaino, una gerla di cui è rimasta l’intelaiatura di legno.

Per procurarsi il cibo usava una rete a maglie larghe di fibre vegetali con la quale cacciava animali di piccola taglia.

Per lavorare la selce aveva un ritoccatore, un piccolo strumento a forma di matita formato da un manico di legno, rinforzato all’interno da una punta in corno di cervo che sporgeva di pochi millimetri.

Alcuni oggetti dell’equipaggiamento potevano servire sia per la caccia, ma anche come armi, come ha dimostrato la morte di Otzi, avvenuta per una ferita da freccia. Egli aveva l’asta dell’arco in legno di tasso priva però della corda, una faretra, cioè una sacca allungata in pelliccia di camoscio contenete 12 asticciole semilavorate e due frecce pronte per l’uso. Le frecce hanno la punta in selce fissata con catrame di betulla e alcuni giri di filo e tracce delle piume direzionali all’altra estremità.
   
 
Il pugnale con la punta in selce dell'Uomo del Similaun

Il pugnale con la punta in selce dell'Uomo del Similaun
Otzi portava anche un pugnale con la punta in selce inserita in un manico in legno di frassino e fissata con tendini animali. Il pugnale era infilato in un fodero di fibre vegetali agganciato alla cintura, un attrezzo da lavoro, ma soprattutto un’arma per il combattimento corpo a corpo.

L’ascia di rame è comunque l’oggetto più significativo del suo equipaggiamento. La lama di rame è fissata con il catrame e sottili stringhe di pelle ad un manico in legno di tasso con terminazione a gomito, un oggetto polifunzionale utile sia come attrezzo per tagliare alberi e lavorare il legno sia come arma.

L’ attrezzatura completa che gli permetteva di sopravvivere lontano dal villaggio per un lungo periodo di tempo, il luogo del ritrovamento nei pressi di un importante valico tra la Val Senales e l’Otztal utilizzato da sempre per la transumanza delle greggi, l’ascia di rame oggetto di prestigio e status symbol e le analisi approfondite condotte sul suo corpo lo identificano come pastore transumante proprietario di greggi, con un ruolo rilevante presso la sua comunità, che viveva poco distante in un insediamento lungo Val Venosta, ma che aveva trascorso altri periodi della sua vita tra la Val d’Isarco e la bassa Val Pusteria.

Sul corpo Otzi aveva numerosi tatuaggi, linee e croci in corrispondenza di punti nevralgici particolarmente soggetti a traumi. Il suo stato di salute è risultato abbastanza debole a causa delle difficili condizioni di vita.
   
La sua età (circa 45 anni) era per l’epoca quella di un uomo anziano, pieno di acciacchi alle articolazioni, ai denti, con tracce di lesioni e fratture, segni di congelamento, infezioni intestinali parassitarie, malattie croniche immunodepressive e tracce di inquinamento da arsenico come conseguenza dell’attività metallurgica che talvolta svolgeva. Eppure non sono state queste le cause della morte, avvenuta per mano di un altro uomo che lo ha ferito a morte in alta montagna.
   
Dal 1 marzo 2011 al 15 gennaio 2012 il Museo Archeologico di Bolzano sarà dedicato interamente all'Uomo venuto dal ghiaccio, ospitando, a 20 anni dalla sua scoperta, la mostra temporanea Ötzi20.

www.oetzi20.it
   
Si ringrazia per la cortese collaborazione il Museo Archeologico dell’Alto Adige e il dott. Umberto Tecchiati dell’Ufficio Beni Archeologici della Provincia Autonoma di Bolzano


 
   
 
Indirizzi di questo sito: www.altemontagne.it www.altemontagne.com www.altemontagne.net
   
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