Museo Archeologico dell’Alto Adige http://www.iceman.it/it/etadelrame |
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Un fatto di cronaca sulla stele di Laces |
La mummia del Similaun nella cella frigorifera al Museo Archeologico dell'Alto Adige |
Era la primavera del 3300 circa a.C. e la notizia dell’uccisione di Otzi è rimbalzata su tutte le cronache locali. Aveva fatto scalpore la caccia all’uomo sulle montagne innevate durata alcuni giorni, conclusasi con l’uccisione di quella persona importante di un vicino villaggio che era stato accusato di aver aggredito alcuni uomini saliti come lui con le pecore sui pascoli in quota.
Otzi, per sfuggire alla cattura era salito verso la cima della montagna dove alla fine, ormai esausto, a più di 3000 metri di quota, era stato raggiunto e ferito.
Non si era potuto difendere da lontano con le frecce perchè il suo arco era privo della corda.
Il suo inseguitore, con arco e frecce funzionanti, l’ha colpito alle spalle.
La profonda ferita ha provocato una forte emorragia che l’ha ucciso in poco tempo.
Lo hanno visto cadere in mezzo alla neve con il viso a terra e dopo essersi accertati della morte lo hanno abbandonato in quella conca senza degnarlo nemmeno di una sepoltura. La neve e il ghiaccio lo avrebbero ricoperto e conservato per più di tremila anni. |
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Questo è un racconto ipotetico ma suggestivo della morte di Otzi basato su alcuni dati scientifici e che sembra trovare una testimonianza figurata sulla stele di Laces, dove si vede un uomo con l’arco colpire alle spalle un altro uomo.
Laces, lungo la Val Venosta, non è distante dall’imbocco della Val Senales che conduce, attraverso un antico sentiero che risale la Valle di Tisa, al luogo di ritrovamento della mummia del Similaun a più di 3120 metri di quota. |
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Statue-stele. Uomini e donne oggetto di culto |
La stele di Velturno con la raffigurazione dell'ascia e del pugnale |
Le statue stele rappresentano personaggi di alto rango con attributi maschili o femminili (divinità, autorità o antenati) che assumevano un valore simbolico e rappresentativo all’interno delle comunità locali ed erano oggetto di culto e devozione.
La funzione di queste statue è legata alla sfera funeraria e a quella rituale (protezione dei defunti e dei prodotti della terra) ed erano collocate all’aperto nelle aree di culto e rivestivano una particolare importanza a livello locale e territoriale.
Sono ricavate in pietra locale decorate anche sul lato posteriore con elementi figurati incisi con strumenti in pietra.
Le stele maschili sono identificabili per la raffigurazione delle armi in metallo, pugnali triangolari e asce piatte, tipiche dell’età del Rame, mentre le stele femminili, riconoscibili per il dettaglio anatomico dei seni, sono arricchite da ornamenti. |
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Sulla stele rinvenuta nell’area megalitica di Velturno è raffigurato un pugnale e un’ascia. Il pugnale ha la lama triangolare allungata e l’impugnatura a pomo come un tipo di pugnale della cultura del Vaso Campaniforme datato alla fine dell’età del Rame (2400 – 2200 a.C.) e diffuso fino in Spagna, mentre l’ascia ha la lama rettangolare inserita in un manico del tutto simile a quello dell’uomo del Similaun. |
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La stele femminile di Lagundo (al centro) tra due menhir maschili |
La stele femminile di Lagundo, molto più piccola rispetto a quelle maschili, è riconoscibile dagli attributi, due piccole protuberanze coniche che rappresentano i seni, ed ha come segno di distinzione un’ampia collana a cerchi concentrici che lascia scoperti i seni. Fanno parte del gruppo di Lagundo, comune poco distante da Merano, anche tre menhir maschili, due dei quali conservati nel Museo Civico di Merano. |
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Si ringrazia per la cortese collaborazione il Museo Archeologico dell’Alto Adige e il dott. Umberto Tecchiati dell’Ufficio Beni Archeologici della Provincia Autonoma di Bolzano |
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