La lastra d’altare del dio Mitra da Mules (Vipiteno): la religione dei soldati romani
La lastra d'altare del dio Mitra da Mules presso Vipiteno (originale)
La stele di Mitra, nel cortile del Municipio di Vipiteno, è la copia della lastra originale in pietra di età romana conservata nel Museo Archeologico dell’Alto Adige di Bolzano, con la raffigurazione a bassorilievo del dio Mitra nell’atto di sacrificare il toro.
Rinvenuta nel 1589 nei pressi di Mules, poco a sud di Vipiteno, lungo l’antica strada romana del Brennero che percorreva la valle Isarco, documenta la presenza nel territorio di legioni militari imperiali romane e di altre classi di cittadini dedite al culto del dio Mitra.
Mitra, dio del sole e della luce, della redenzione e risurrezione, ebbe una vasta fortuna, oltre che tra i soldati delle legioni imperiali anche tra altre classi della società romana, schiavi, liberti, operai, artigiani e piccoli commercianti.
Mitra, divinità di origine indo-persiana, fu particolarmente venerato durante tutta l’età imperiale e in particolare dagli imperatori Severi e per tutto il III sec. d.C. fino al definitivo avvento del cristianesimo, religione che presenta non pochi elementi di parallelismo con il culto mitraico.
Mitra, divinità pagana, presenta numerose affinità con la figura di Cristo e con il rito cristiano: il 25 dicembre, data simbolica che vede ogni anno la rinnovata ascesa del sole successiva al solstizio d’inverno, Mitra nasce da una vergine in una grotta, muore a 33 anni, è affiancato da 12 compagni, sette erano i gradi di iniziazione come i sette sacramenti, gli adepti indossavano l’abito rosso porpora (come i cardinali) e il copricapo (la mitria), il più importante giorno per celebrare il culto era quello dedicato al dio Sole, la nostra domenica (dies solis - giorno del sole - sun day), ecc.
Come molti culti di origine orientale, aveva le caratteristiche della religione misterica ed i luoghi di culto (mitrei) erano sempre ricavati in ambienti sotterranei, per richiamo alla grotta dove il dio era nato e per il carattere iniziatico e segreto del rito.
Il dio Mitra, secondo una delle due leggende che riguardano la sua nascita, nacque in una grotta da una vergine e in una grotta uccise il toro.
Episodio culminante del rito mitraico è il sacrificio del toro (la tauroctonia), la cui morte genera la vita e la fecondità dell'universo, oltre a simboleggiare la creazione cosmica.
In ogni luogo di culto romano dedicato a Mitra il punto focale era costituito dall’altare con la scena dell’uccisione del toro da parte del dio, raffigurato come un giovane vigoroso in abiti orientali, con il caratteristico cappello frigio (copricapo conico con la punta ripiegata in avanti di origine anatolica e persiana), una corta tunica, pantaloni aderenti e mantello svolazzante.
Sulla lastra da Mules, Mitra è raffigurato al centro, nell’atto di uccidere il toro all’interno di una grotta. Il dio lo afferra con forza puntando il piede destro sul suolo e premendo il ginocchio sinistro sul dorso dell’animale, mentre con la mano sinistra gli tiene la testa all’indietro e con la destra gli conficca un pugnale nel collo.
Oltre al dio ed al toro nell’iconografia del dio Mitra erano sempre presenti precise figure simboliche: un cane ed un serpente che leccano il sangue del toro, uno scorpione che gli afferra i testicoli e un corvo appoggiato su una roccia. Dalla coda dell'animale morente, inoltre, spuntano delle spighe di grano.
Al fianco del dio vi sono i due geni portatori di fiaccole, Cautes e Cautopates, rispettivamente con la fiaccola alzata e abbassata, che rappresentano il ciclo solare giornaliero, dall'alba al tramonto, e annuale dalla primavera all’inverno, ma allo stesso tempo il ciclo della vita dalla nascita alla morte.
Nell'angolo superiore destro è scolpita la personificazione della Luna crescente, in quello superiore sinistro il Sole con corona a quattro raggi.
I piccoli rilievi laterali mostrano scene mitologiche che raccontano episodi della vita del dio (nascita, lotta con il toro, Mitra e il Sole).