Le Tre Cime di Lavaredo non hanno bisogno di presentazioni, da sempre sono il simbolo delle Dolomiti e dell’alpinismo e quindi, cosa poteva esserci di meglio che intraprendere la mia prima avventura alpinistica proprio da una di queste cime?
Ero pronto per arrampicare la Cima Piccola di Lavaredo, la più bassa, ma anche la più ardita delle tre, accompagnato dalla guida alpina che mi avrebbe tracciato il percorso.
La scelta era ricaduta sulla “via normale”, che si snoda sulla parete sud-ovest della Cima Piccola, la meno facile tra le vie normali che portano sulle Tre Cime, più diretta e con alcuni tiri impegnativi.
M. e H. Innerkofler furono i primi che nel 1881 scalarono la parete sud-ovest della Piccola, terminando la loro salita sull’Anticima, un percorso alpinistico che allora era tra i più impegnativi. Tre anni dopo, nel 1884, E. Zsigmondy riuscì a raggiungere la vetta della Piccola risalendo il camino centrale che ora porta il suo nome.
La mattina il cielo era limpido e sereno e il sole illuminava le montagne circostanti, dai Cadini alle Tre Cime di Lavaredo, mentre ancora la nebbia avvolgeva in basso Auronzo e la Val Marzon. La giornata si preannunciava magnifica sotto tutti i punti di vista.
L’avvicinamento alla via normale può avvenire sia partendo dal Rifugio Auronzo (2320 m) che dal Rifugio Lavaredo (2344 m). In entrambi i casi ci si dirige, dopo aver risalito il ghiaione del versante meridionale delle Tre Cime, al canalone tra la Cima Piccola e la Cima Grande, puntando alla base dell’avancorpo della Piccola, poco più in alto dell’attacco alla via normale della Grande, in corrispondenza di una targa.
Il tratto iniziale di salita avviene percorrendo facili gradoni che risalgono l’avancorpo della Piccola. Si prosegue poi lungo il tratto mediano di arrampicata della parete ovest con una serie di passaggi di 2 e 3 grado su terrazzini e cenge fino ad arrivare alla base del camino finale, appunto il camino Zsigmondy.