Prima di iniziare la nostra facile escursione vale la pena percorrere il viale di lecci che conduce alla vicina chiesa medievale di San Pietro, dall’attuale facciata neoclassica, che conserva nell’interno le testimonianze della sua origine romanica. Il convento, prima benedettino e poi dei camaldolesi, luogo ideale per vivere in solitudine e nella preghiera, è stato trasformato in un rilassante hotel.
Ritornati al piazzale del parcheggio si imbocca la strada asfaltata chiusa al traffico (segnaletica 1/a per Pian Grande) che conduce in direzione ovest costeggiando un’area militare che oltrepassiamo fino ad un bivio con una sbarra.
Seguiamo ancora le indicazioni del sentiero 1/a che ci conduce tra una fitta boscaglia ad un punto panoramico, il cosiddetto Belvedere nord, dove la vegetazione si dirada e rimarrete incantati dalla vista panoramica a perdita d’occhio lungo questo tratto di costa adriatica, dalla baia di Portonovo al promontorio dove sorge la città di Ancona per poi seguire il litorale sabbioso adriatico in direzione nord fino a Pesaro.
Ritorniamo sui nostri passi lungo il sentiero 1/a fino al bivio con la sbarra (indicazioni ex convento camaldolesi) dove proseguiamo a destra in leggera discesa seguendo le indicazioni “incisioni rupestri” del sentiero 1/b, che diventa sempre più stretto dopo aver superato una seconda sbarra in prossimità di un bivio dove imbocchiamo il largo sentiero sulla sinistra.
Proseguendo diritti lungo la strada asfaltata si raggiunge la brutta struttura del Centro Rai dove nel 1963 è stato individuato un importante giacimento archeologico con livelli del Paleolitico, risalenti a più di 100.000 anni fa, e livelli più recenti dell’età del bronzo e romana.
Dal sentiero 1/b una deviazione tra la boscaglia vi condurrà ad una piccola radura occupata da una bancata rocciosa sulla quale sono visibili alcune incisioni più o meno profonde che da subito catturano l’attenzione per la loro singolarità. Gettando uno sguardo d’insieme alla superficie rocciosa si notano canaletti, vasche rettangolari, buche di diverse dimensioni ed altri segni di sicura valenza simbolica tracciati dalla mano dell’uomo, associabili a forme di culto di epoca preromana.
Si tratta di un documento di arte rupestre di grande interesse, che rappresenta un unicum non solo nelle Marche ma anche nel centro Italia, in corso di studio da parte della scrivente, per la cui datazione occorre ancora molta prudenza.
La sua realizzazione sembrerebbe in relazione a forme di ritualità complesse legate alle acque e all’idrografia del Monte Conero, in associazione con aspetti magico-terapeutici e con culti propiziatori di età pre-protostorica.
Ritorniamo sul sentiero 1/b e scendiamo un breve tratto fino a ritrovarci in un’ampia radura erbosa conosciuta con il nome di Pian di Raggetti, da dove lo sguardo spazia a 180 gradi verso le colline marchigiane e le montagne dell’Appennino, dai Sibillini a sud al Monte San Vicino e ancora più a nord fino al Catria.