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Amici della Montagna
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Archeologia e Montagna
Età del Ferro
 
Sezione curata da Gaia Pignocchi di Ancona
 
Itinerari, escursioni, musei, aree archeologiche e reperti significativi per guidarvi alla scoperta dei percorsi storici di queste bellissime montagne.
La nascita dei popoli preromani, i Reti
 

 
 

 
 

L’età del ferro (1000 – 15 a.C.)
 
Ricostruzione di una porta di casa retica con serratura

Ricostruzione di una porta di casa retica con serratura
 
L'età del Ferro, che occupa il I millennio a.C., indica il periodo della protostoria caratterizzato dalla comparsa, a partire dall’VIII secolo a.C., di manufatti in ferro, metallo che per la sua maggior resistenza è preferito nella realizzazione di armi ed utensili rispetto al bronzo, con il quale si continuano a produrre oggetti di ornamento, oltre ad armi e vasellame.

Durante questo periodo, che precede direttamente la conquista romana dei vari territori a sud e a nord delle Alpi, avvenuta in tempi diversi, si sono avuti profondi mutamenti delle comunità dell’età del bronzo che hanno portato al sorgere dei popoli italici o preromani, uno straordinario mosaico di genti e culture con connotazioni specifiche nate dal connubio tra tradizioni locali e influenze derivate dai contatti sempre più frequenti con le popolazioni europee e del Mediterraneo.

L’evoluzione storica e culturale dell’età del Ferro italiana è largamente condizionata dalla colonizzazione greca dell’Italia meridionale e dalla civiltà etrusca, alle quali si deve l’introduzione nella nostra penisola dell’alfabeto e la nascita delle prime civiltà urbane e protourbane.

In Alto Adige, come in molte altre regioni italiane, l’età del Ferro è suddivisa in due grandi periodi, la prima età del ferro (cultura di Luco-Meluno) cui segue, all’incirca nel 500 a.C., la seconda età del ferro (cultura di Fritzens-Sanzeno) che ha termine con la romanizzazione.

I rapporti economici e culturali sempre più frequenti con le civiltà a sud e a nord delle Alpi sono documentati dagli oggetti di importazione che rivelano contatti o importazioni di materiali dal Mediterraneo e dai territori villanoviani ed etruschi attraverso la mediazione delle genti della pianura padana (cultura di Golasecca e paleoveneta) e di quelle hallstattiane a nord delle Alpi.

Nella prima età del ferro (fino alla metà del I millennio a.C.) si ha una sostanziale continuità culturale con la precedente età del bronzo che si manifesta nella produzione ceramica (cultura di Luco-Meluno), nel perdurare di alcuni abitati, necropoli (come quella di Vadena/Pfatten) e di luoghi di culto votivi come quello sullo Sciliar.

Tra gli oggetti di ornamento si ha la diffusione degli spilloni e delle fibule in bronzo, oggetti ornamentali e accessori dell’abbigliamento femminile e maschile la cui produzione ha inizio nell’età del bronzo, elementi caratteristici dell’artigianato dell’età del ferro, estremamente utili alla datazione dei contesti archeologici, in particolare quelli funerari.

Un aspetto distintivo di alcune comunità dell’alta Val d’Adige nel VII secolo a.C. è data dal sorgere di ceti emergenti aristocratici che hanno come elemento distintivo il carro a due ruote, status symbol per i capi guerrieri in vita, poi arso sul rogo funebre insieme al defunto. Di questi carri, quasi esclusivamente lignei, si sono conservati gli angolari in bronzo.
 
Nella seconda età del ferro, dalla metà circa del I millennio a.C., nelle Alpi centro- orientali si afferma la nuova cultura di Fritzens-Sanzeno, attribuita alle popolazioni che le fonti antiche chiamano Reti, influenzata dalle civiltà etrusca prima e celtica poi.

L’influenza etrusca sulle popolazioni retiche si manifesta, a partire dal 500 ca. a.C., nell’introduzione della scrittura e nella tipologia costruttiva delle abitazioni. Gli Etruschi, estesi fino a Bologna, svolgono un ruolo importante di mediazione tra il mondo mediterraneo e quello transalpino, in concomitanza con l’espansione commerciale dei Greci lungo l’Adriatico fino ai porti di Adria e di Spina, e la valle dell’Adige era la via più diretta per arrivare ai passi di Resia e del Brennero.

Gli insediamenti, non particolarmente numerosi, sorgono più vicini al fondovalle, su ampi colli, documentando la tendenza ad una maggiore estensione degli abitati e un minor interesse verso le posizioni arroccate e fortificate, anche se non mancano rinvenimenti in zone di media e alta montagna frequentate per motivi di interesse economico o commerciale.

Le aree maggiormente abitate sono sempre le principali vallate, l’alta Valle dell’Adige e la Val Venosta (Vadena-Laimburg, Terlano-Settequerce), la Valle Isarco (Laion, Bressanone, Vipiteno), la Val Pusteria (San Lorenzo di Sebato, Chienes-Casteldarne) e alcune valli laterali come la Val Passiria (Moso e Stulles), che portava ai valichi del Passo Giovo e del Passo Rombo. Una concentrazione particolare di rinvenimenti si ha lungo l’antico percorso tra la Val Gardena e la Val di Tires (Ortisei-Col de Flam, Fiè-Peterbühel, Aica-Grossteinegg, Tires-Thalerbühel), nei dintorni di Bressanone (Elvas, Stufles) e di San Lorenzo di Sebato.

In Alto Adige e nella regione alpina centro-orientale le abitazioni retiche, a partire dal VI secolo a.C., sono costruite secondo un preciso schema architettonico.

Caratteristico di questo tipo di casa a pianta quadrangolare è uno spazio seminterrato delimitato da muri di pietre a secco, costruiti cioè senza l'uso di malta, e l’alzato ligneo sostenuto da pali e dotato di un soppalco in legno. L'entrata era costituita da un corridoio coperto, spesso con gradini, che portava all’ingresso dell’abitazione chiusa da una porta di legno dotata di serratura.

La costruzione della casa era accompagnata da specifiche pratiche di culto come provano oggetti e ciotole contenenti cibo rinvenuti murati nelle pareti, nella loro collocazione originale.
All’interno delle abitazioni, che avevano i pavimenti in terra battuta, esistevano focolari e i reperti rinvenuti, frammenti ceramici, rocchetti e pesi da telaio, macine di pietra e ossa di animali, ci documentano le varie attività che si praticavano.

La scrittura delle popolazioni retiche deriva i suoi caratteri dall’alfabeto nord-etrusco e presenta differenze regionali (lingue o dialetti diversi). Le iscrizioni retiche sono state scritte utilizzando alfabeti diversi, come quello di Bolzano-Sanzeno, documentato appunto nei dintorni di Bolzano, in Val Venosta e in Val Pusteria.

Le iscrizioni, presenti su oggetti in bronzo e stele di pietra, ma anche su oggetti in osso, legno e frammenti di vasi, possono essere lette ma non tradotte e generalmente sono molto brevi. Le iscrizioni avevano un significato votivo e religioso e l’uso della scrittura era limitata a poche persone nell’ambito della sfera del culto.

Tra la fine del V e l'inizio del IV secolo a.C. i Reti entrano in contatto con i Celti d’oltralpe, scesi nella penisola italiana, come dimostrano in particolare alcuni oggetti ornamentali decorati di grande pregio o armi in bronzo o in ferro tipici della produzione celtica (cultura di La Tène) rinvenuti nelle necropoli (San Lorenzo di Sebato-Lothen, Vadena-Maso Stadio), ma questo non modificò il modo di vita e la cultura retica, che terminerà solamente con la conquista romana del territorio nel 15 a.C., che comunque non riuscirà a cancellare completamente le abitudini di vita e le tradizioni locali.
 
Il Museo Archeologico dell'Alto Adige a Bolzano

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Si ringrazia per la cortese collaborazione il Museo Archeologico dell’Alto Adige e il dott. Umberto Tecchiati dell’Ufficio Beni Archeologici della Provincia Autonoma di Bolzano
 
 
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